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Sorveglianza e caffè ovvero come vengono presidiati gli obiettivi sensibili a Roma.

clicca su una foto per vedere il video delle Iene:


I presidi di Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani nei luoghi sensibili di Roma fotografati da Alessandro Lisci, fotoreporter, che realizza un servizio ceduto in esclusiva alle Iene ispirando il video apparso nella puntata di Martedì 6 Ottobre 2009 intitolato Sorveglianza e Caffè e presentato da Giulio Golia

"A Roma, i carabinieri e i poliziotti pronti a intervenire su chiamata del cittadino sono estremamente pochi, semplicemente. E coloro che dovrebbero pattugliare il territorio, già in sott’organico soprattutto nelle periferie, invece di essere impiegati per la prevenzione dei reati sono spesso costretti a svolgere servizi di ordine pubblico, in particolare allo stadio, oppure a piantonare gli obiettivi sensibili. Quanto a quelli che chiamiamo investigatori, molto più banalmente, tante volte restano incollati a scrivanie appesantite da faldoni di pratiche burocratiche".

Il servizio fotografico, realizzato dal fotografo freelance Alessandro Lisci, mostra il comportamento scandaloso e negligente di Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani di Roma i quali, invece di sorvegliare gli obiettivi sensibili per prevenire attentati terroristici, dormono in servizio.

Nell’arco di 4 uscite notturne compiute nella fascia oraria che va dalle 4.30 alle 6.00, quella notoriamente adatta per compiere gli attentati, ho documentato come carabinieri, polizia di stato e vigili urbani preposti alla vigilanza di obiettivi ritenuti sensibili, svolgano la loro delicata mansione dormendo o nella migliore delle ipotesi guardando film sul video del computer. Questo servizio è stato realizzato su diapositiva utilizzando una fotocamera analogica, cavalletto e scatto flessibile a causa dei lunghi tempi di esposizione (anche 60 sec.) non potendo usare il flash.



Articolo di Angela Camuso, giornalista professionista

Ottobre 2008

E’ una lotta contro il crimine che è una lotta contro i numeri, il tempo, le distanze. Pochi i carabinieri e i poliziotti per il pronto intervento. Troppi, tre volte tanto, i piantoni a vigilanza degli obiettivi sensibili. Mentre a soffrire sono popolose e vaste periferie, dove negli uffici di polizia gli investigatori sono appena un terzo dei burocrati. Sulle strade di Roma, per ogni turno di lavoro giornaliero, sono in totale 168 i poliziotti e i carabinieri deputati a far fronte alle chiamate del 112 e 113. Numero già esiguo – un uomo in divisa ogni 16mila abitanti, esclusi non residenti e clandestini, 8 per municipio - che nella pratica si assottiglia ancor di più, visto che circa la metà ha anche il compito di pattugliare il territorio per prevenire i reati cosiddetti comuni. Parliamo degli agenti a bordo delle 37 macchine dei 37 commissariati dentro il raccordo, perché ciascun commissariato, anche quelli come ad esempio il “Tuscolano”, che dovrebbe proteggere 400mila abitanti, quasi sempre hanno una sola macchina a disposizione. Ebbene, quest’unica macchina deputata a coprire, contemporaneamente, il pattugliamento e il pronto intervento, può anche venire dirottata a scortare qualche vip ovvero correre in ausilio ad altre pattuglie fuori zona. Il risultato è lasciare sguarnito il territorio, che a questo punto può contare solo sui carabinieri delle locali stazioni sparse in città. Anche in questo caso, tuttavia, si deve fare i conti con i numeri. Perché ognuna delle 61 stazioni, per ogni turno, ha una sola pattuglia di carabinieri in macchina, deputata anche a svolgere gli interventi non urgenti che possono però diventare lunghi (come un sopralluogo di furto in casa), ma anche una vigilanza fissa, per la durata dell’intero turno, davanti a un obiettivo sensibile. “E’ come prendere l’acqua da un lavandino per riempirne un altro. Pochi uomini con pochi mezzi devono correre dappertutto e finisce che si selezionano i reati da perseguire, come accade con questa caccia al diverso – si infiamma il segretario nazionale del sindacato di polizia Uil-Ps, Nicodemo De Franco – Questa è barbarie, non è sicurezza. Oggi si lavora su un’emergenza che fa notizia, domani sull’altra. E sta passando l’idea che poliziotto uguale soldato” .
L’ultimo concorso per aspiranti poliziotti aperto all’esterno risale al 1996. Con la comparsa del poliziotto di quartiere non fu fatta neanche un’assunzione in più. E gli uomini addetti al pronto intervento sono gli stessi dei blitz contro clandestini e prostitute, che portano via buona fetta del turno di lavoro tra procedure di identificazione e accompagnamento. L’invio recente dei militari dell’esercito ha solo rallentato, senza bloccare, il giornaliero drenaggio di forze dell’ordine a favore delle vigilanze in centro storico e anche dei super pubblicizzati “pattuglioni”. Resta invece la variabile “stadio” a scombinare tutti i calcoli e far montare il malcontento. A Roma, quando c’è una partita, almeno 300 poliziotti e carabinieri vengono tolti dalla strada o dagli uffici di competenza per andare a presidiare Olimpico e dintorni: senza indossare una divisa adeguata né essere mai stati sottoposti a un vero addestramento specifico.

Angela Camuso